Quanto costa Acosta?
Per Pedro Acosta la logica è ferrea. Rimanere in KTM per giocarsela al meglio delle proprie possibilità, al momento alla ricerca della prima vittoria in MotoGp, dopo due titoli mondiali in Moto2 e Moto3. A vent’anni puoi già ragionare così? Sì, puoi. Da “giovane vecchio” prestato al motociclismo. Da debuttante nel mondo dei grandi con elegante noncuranza. Quasi chiedendo permesso sottovoce, ma poi passando all’esterno in derapata come un FrecciaRossa in tangenziale.
Una logica da “Notorius”, com’è soprannominato il suo idolo delle arti marziali miste, l’iridato campione irlandese Connor McGregor. Un nomignolo che molto nasconde e non racconta. Non racconta la dedizione e il tempo sottratto all’indisciplina. Alla ribellione di un senso profondo all’interno di un animo da corsa in piena formazione. Acosta non assomiglia a niente e nessuno, se non a se stesso. Da “giovane vecchio” appunto. Senza accostamenti a Marquez che possano minimamente imitare la carriera del connazionale. A sottolineare cosa non vada sulla sua KTM per raggiungere la Ducati, dentro un campionato che ha sempre più il sapore di un monomarca della casa di Borgo Panigale. Mattighofen raccoglie, a questo punto convincendo in toto il giovane centauro spagnolo a rimanere sotto l’egida del marchio austriaco, compiendo un cambio di casacca ma non di marchio(questa volta sì, come Marquez…), trasferendosi dall’attuale team Tech 3, ai colori ufficiali del KTM Factory Racing. Logico. Come ha sottolineato senza troppi giri di parole l’australiano Jack Miller, attualmente in forza al team austriaco. Ed è altrettanto logico pensare di vedere un giorno campione del mondo in MotoGp un simile talento. Senza assurde etichette da predestinato da appiccicargli addosso. O peggio ancora bruciando le tappe sull’onda emotiva del momento, con assoluta brevità. Niente di tutto ciò. Step by step. Lingua chiara per il genere umano dei centauri a motore. Acosta se ne frega. Ecco il punto. Se ne frega di ciò che gli altri vorrebbero fosse e pensa a guidare. A sottolineare cosa ci sia da migliorare per essere un giorno sul tetto del mondo. La prima vittoria in MotoGp e poi tutto il resto, dicevamo. Dicevamo a noi stessi. Immaginando che anche il diretto interessato la veda così e non vi sia altra via possibile. Ammesso possa essere d’accordo con una simile disamina esteriore sul suo conto. Quando la prestazione sportiva è chiamata a essere certificata vittoria.
Il costo di Acosta?
Il costo di Acosta.
Il prezzo nell’essere un cavallo di razza col proprio motociclismo. Senza essere figlio di un prima o di un dopo, ma solo del durante.
Esente da imitazioni. O distraenti paragoni.
Foto Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
martedì 18 giugno 2024