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Davis

Corde e sentimenti

Davis

Dal 1900 ai giorni nostri, ogni anno 6 chili d’argento cesellati da Rowland Rhodes nel secolo scorso, determinano quale sia la più forte nazionale maschile di tennis al mondo.

Il frutto della geniale idea concepita da 4 studenti di Harvard, tra cui Dwight Filey Davis: uno che nella vita con la politica avrebbe fatto molta strada, e che in quell’estate di 124 anni fa al Logwood Cricket Club di Chestnut Hill, seppe far valere molto bene le proprie ragioni tennistiche contro gli inglesi. Venuti a contendere oltreoceano il neonato trofeo ai cugini americani. Idee chiare e un portafogli bello gonfio di tanti dollaroni (almeno mille) da sborsare e poter così forgiare, la famosa Insalatiera che porta ancora oggi il suo nome.

Per almeno 27 volte sarà così. Comprese 6 vittorie australiane che manterranno i confini dei vincitori all’interno della lingua inglese. Prima che i “Moschettieri di Francia” (Borotra,Brugnon, Cochet e Lacoste. Si, quello delle polo col coccodrillo) mettano le mani per sei edizioni consecutive sul trofeo. Solo nel ’74 si tornerà a conoscere un nuovo padrone fuori dalla triade anglo-americana-australiana. Il Sudafrica è il neo-detentore della Coppa Davis. Non senza polemiche per la rinuncia indiana a disputare la prevista finale a Johannesburg, in segno di protesta contro l’apartheid praticato dal governo di Città del Capo. La Svezia di Borg e il suo invincibile diritto in topspin. L’Italia di Panatta e la contestazione cilena. La Cecoslovacchia, che nell’80 a Praga si aggrega al club dei vincitori con un vero e proprio scippo di Stato, proprio ai danni dell’Italia. Tra intimidazioni sugli spalti e un pool di giudici di linea (e di sedia) decisamente di parte. Panatta e un medio che fa storia. Solo quella però. Germania,Spagna,Russia, Croazia e Serbia, insieme a Svizzera e Argentina allargano il club dei vincitori fino ai giorni nostri. Da cinque partite in tre giorni (due singolari il primo e il terzo giorno, il doppio il secondo, sempre al meglio dei 5 set), nel 2019 la Davis cambia pelle e diventa un evento blitz, in cui giocarsi il trofeo in 3 fasi in appena tre giorni. Tre partite (due singolari e un doppio) al meglio dei tre set. È l’Italia di Sinner e un redivivo Berrettini. In attesa che Arnaldi e Cobolli  vengano legittimamente a consolidare il loro ruolo nella squadra azzurra, insieme a Musetti assente a Bologna. Il cui contributo, sarà imprescindibile nella fase finale di novembre a Malaga.

Corde e sentimenti.

Oggi la Coppa Davis (in mano all’Italia) è così.

Foto Fabio Casadei


Emiliano Tozzi

lunedì 16 settembre 2024

ARGOMENTI:     sport tennis