Il Peccato di Pecco
Peccato.
Già.
Peccato.
Peccato tutte le volte dover rincorrere. Dover rimettere tutto in discussione. Quando invece il tutto, dovrebbe essere un dato acquisito da tempo. Certificato, approvato e sottoscritto.
Invece. Invece è proprio l’avverbio che scardina un disegno perfetto. Una logica lineare e circoscritta. Vinca il migliore. E la Motogp di quest’anno mette in perfetta correlazione Bagnaia con la sua Desmosedici. Salvo improvvisi salti di telemetria emotiva e relative scivolate.
Già.
Troppe.
Messe in fila come un filotto di zeri che si trascinano in eccessi non voluti di piega, includendo alterchi ravvicinati con la famiglia Marquez, tra Spagna e Portogallo.
Che fare?
A ogni Mondiale vinto corrisponde un’altra logica altrettanto ferrea uguale e contraria. Il titolo lo conquista il pilota (o il centauro in questo caso) che sbaglia meno, non il più veloce. Da sempre. Se mai un grado in meno con la propria carena possa essere fautore di questo teorema, rimane sempre quel sottile equilibrio motociclistico da mantenere tra vittoria e follia. La follia di chi non sa rinunciare a un’altra piega. Quella del proprio polso sulla manopola del gas.
Prima del tempo.
Per arrivare a Valencia mancano ancora sei gare. L’equivalente di 222 punti tra gare sprint e total race.
Peccato Bagnaia.
Non essere in testa.
A questo Mondiale.
Foto di Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
martedì 24 settembre 2024