Dall’omonimo romanzo di Roberto Matatia, lo spettacolo presentato dal Teatro delle Forchette per la regia di Giuseppe Verrelli. Nissim Matatia è un giovane, intraprendente ebreo greco nativo di Corfù. Ai primi del Novecento lascia il suo Paese alla volta dell’Italia. Si stabilisce a Forlì dove apre una pellicceria che, in pochi anni, diviene un negozio apprezzato e ben frequentato. Nissim è sposato con Matilde Hakim, correligionaria originaria di Smirne; dal matrimonio sono nati tre figli: Beniamino, detto Nino, Camelia e Roberto. La famiglia trascorre estati pensierate a Riccione, dove Nissim ha acquistato, nel 1930, una graziosa villetta in mattoni rossi, in fondo a Viale Ceccarini, con un bel giardino che giunge quasi fino alla spiaggia. Nel frattempo la casa posta proprio di fronte all’abitazione dei Matatia, già chiamata Villa Margherita, diviene di proprietà nientemeno che di Benito Mussolini. Nel frattempo il legame tra Mussolini e Hitler si è fatto sempre più stretto. E’ un dato incontrovertibile che, ormai da diverso tempo, la propaganda antisemita è divenuta ogni giorno più assillante, al fine di preparare la pubblica opinione alla normativa che sarebbe stata emanata di lì a poco. La speranza che “le cose si sistemeranno” tramonta definitivamente con l’emanazione delle famigerate leggi del settembre 1938. La tragica odissea della famiglia, tra terrore, dolori e umiliazioni indicibili, speranze, il rientro clandestino di Nissim che non sa, non può, star lontano dai suoi, nascondigli e tradimenti. L’arresto, in momenti diversi, dell’intera famiglia, la deportazione verso Auschwitz.