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Faenza in Festa per i 40 anni del mito Minardi

Faenza in Festa per i 40 anni del mito Minardi

Una storia con la S maiuscola. Non c'è definizione migliore, di quella data dal sindaco di Faenza Massimo Isola, per sintetizzare quanto fatto dal Minardi Team in Formula Uno. 

Un cammino iniziato il 5 aprile del 1985 a Jacarepaguá, alle porte del sole di Rio de Janiero in Brasile: primo turno di prove libere, Pierluigi Martini in pista con il primo esemplare di Minardi F1. Una scommessa vinta da Gian Carlo Minardi, proseguita fino al 2005 con 340 gran premi all'attivo prima di vendere al gruppo Red Bull (prima Toro Rosso, poi Alphatauri ed ora Racing Bulls).

Lunedì sera la Sala del Consiglio comunale ‘E. De Giovanni’ di Faenza è stata invasa da un'onda passione e ricordi per la celebrazione del 40esimo anniversario del debutto del Team Minardi in Formula 1. L'evento "Minardi 40, una storia che corre ancora - Dal debutto all'eredità di un sogno" ha riscosso un successo di pubblico straordinario, tanto da non riuscire a contenere la moltitudine di appassionati che non hanno voluto mancare a questo appuntamento storico.

Il cuore della serata è stato l'emozionante racconto di Gian Carlo Minardi, fondatore della scuderia faentina, affiancato dal suo amico e primo pilota, Pierluigi Martini. Proprio Martini fu colui che, 40 anni fa, accese i motori della Minardi per la prima volta sul circuito del Gran Premio del Brasile. La coppia ha intrattenuto il pubblico con una miriade di aneddoti inediti e avvincenti storie di pista e di paddock, ripercorrendo le tappe di un'avventura che ha segnato un'epoca, sicuramente per il mondo dei motori targati Faenza.

Dietro la storia di Minardi "che corre ancora", per parafrasare il titolo della serata moderata dalla content creator Carolina Tedeschi, c'è una data speciale, quella del 5 aprile. "Credo che inconsciamente io ho fatto quello che è stato il mio Dna - ha esordito Gian Carlo Minardi ripercorrendo la storia -. Mio padre fece la formula Junior e io sono cresciuto con l'idea di fare il pilota, ma si sono reso conto subito che ero un disastro e ho lasciato perdere. Poi è nata la scuderia Everest, diventata nel tempo Minardi team. Forse solo oggi mi rendo conto che ho fatto tante cose che purtroppo mio padre non è riuscito a fare, perché è morto molto giovane, il 5 aprile del 1960. E quella del 5 aprile è una data importante, perché il 5 aprile del 1985 Piero (Martini, ndr) alle 9.30 è entrato in pista per il primo turno di prove libere di Formula Uno, realizzando per la prima volta che eravamo nella massima serie. E poi il 5 aprile del '90 Ferrari ha comunicato che nella stagione successiva, quella del 1991, ci avrebbe fornito i suoi motori". 

Minardi è sempre stato considerato un talent scout di piloti, che l'hanno portato a scoprire talenti del calibro di Jarno Trulli, Giancarlo Fisichella e il due volte campione del mondo con la Renault Fernando Alonso, oggi in pista con l'Aston Martin: "Ho avuto la fortuna di lavorare con tantissimi piloti, e qualcuno purtroppo non c'è più come Elio De Angelis e Justin Wilson. Sono tutti figli miei e tutti hanno contribuito a farmi fare la strada che abbiamo fatto". Otello Valenti, responsabile delle relazioni esterne di Visa Cash App Racing Bulls Formula One Team (erede della Minardi), ha portato ad esempio un interessante spaccato sull'attualità della Formula 1, raccontando come nell'ultimo Gran Premio di Singapore ben otto piloti abbiano avuto un legame diretto o indiretto con la 'scuola Minardi', testimoniando la lungimiranza e la sua capacità di talent scout del suo fondatore.

E poi c'è Pierluigi Martini, il cui nome è legato alla scuderia Minardi con 107 gran premi. "Quella del 1985 è stata una chiamata che era nell'aria dopo che non ero riuscito a debuttare con la Brabham e con l'Alfa Romeo dopo che avevo vinto il campionato di Formula 3 - ha ricordato Martini -. L'85 è stato un anno sotto certi aspetti disastroso per un motore (un turbo realizzato dalla Motori Moderni, ndr) che non ne voleva sapere di andare. Così ho gareggiato in Formula 3000 dove sono tornato a vincere, ritrovando morale. Sono tornato così in Minardi, dove ho conquistato il primo punto mondiale in America. Da lì in poi ho trovato quella stabilità che ci ha portato poi a fare tanti gran premi assieme. Siamo stati anche in prima fila, siamo arrivati tante volte nei primi sei. Sono stati grandi soddisfazioni, perché non dimenticavamo da dove eravamo partiti. Con Minardi c'è stima reciproca, una persona di spessore che ho apprezzato molto per quello che ha dato a questo sport". 
Numerosi meccanici e ingegneri che hanno fatto parte della famiglia Minardi sono intervenuti nel corso della serata, condividendo le loro esperienze e il loro profondo legame con il team. Un sentimento comune ha unito tutti i loro interventi: un sentito ringraziamento a Gian Carlo Minardi, definito da molti un "eroe un po' folle" per aver avuto il coraggio e la determinazione di portare una piccola scuderia di Faenza a competere nel difficile e competitivo mondo della Formula 1 contro i colossi dell'epoca come Ferrari e McLaren. Minardi ha poi rievocato il suo primo incontro con Enzo Ferrari, durante il quale, dopo un lungo colloquio, il Drake gli concesse i suoi motori dopo la parentesi con i motori Ford Cosworth.

"Mi chiamò Luca Cordero di Montezemolo, all'epoca assistente del Commendatore Ferrari, mentre stavo lavorando in concessionaria per una convocazione a Maranello. Pensai fossi uno scherzo, ma poi non lo era. Alle 14 entrai in un camerone dove in fondo c'era una scrivania con il Commendatore seduto e tre faretti che lo inquadravano, dando l'impressione di una stanza buia. Come tutti gli appassionati di automobilismo, era anche per me un sogno entrare in casa Ferrari e conoscere l'ingegnere. È nato un colloquio di quasi 5 ore durante il quale ho fumato due pacchetti di sigarette, quando era proibito tirare fuori il pacchetto davanti ma lui. Ma non ha detto nulla, in quella stanza c'era una sorta di nebbia in val padana. Ho capito solo all'arrivo dei collaboratori cosa volesse, vale a dire affidarmi una Formula Uno facendo una scuola di giovani piloti italiani. Da lì è nato un rapporto speciale. Mi ha sempre dato consigli fantastici. Mi ha sempre definito un costruttore". 

I saluti istituzionali del sindaco di Faenza, Massimo Isola, hanno sottolineato il profondo e duraturo rapporto tra Gian Carlo Minardi e la città, evidenziando quanto la sua avventura in Formula 1 sia stata fondamentale per portare il nome di Faenza nel mondo. Il vicesindaco Andrea Fabbri ha poi rimarcato l'importanza cruciale della figura di Gian Carlo Minardi, oggi alla guida di Formula Imola, per il motorsport del territorio e per l'impulso significativo dato alla Motor Valley emiliano-romagnola. Tra i presenti anche il sindaco di Imola, Marco Panieri, il presidente del trofeo Bandini Francesco Asirelli e il vicepresidente dell'associazione Massimo Penazzi.

A conclusione della celebrazione, dopo una foto di gruppo con tutta la ‘famiglia Minardi Team’, al team principal Gian Carlo Minardi è stata offerta una torta speciale realizzata dal maestro pasticcere Sebastiano Caridi, raffigurante una storica immagine della monoposto Minardi ai box durante il Gran Premio del Brasile del 1985. Un dolce omaggio per un uomo che ha scritto una pagina indimenticabile nella storia dello sport e della città di Faenza. L'iniziativa è promossa dal Comune di Faenza, in collaborazione con l’Unione Romagna Faentina, IF Imola Faenza, Terre Motori e Visit Emilia Romagna, a testimonianza del forte legame tra il territorio e la sua storia motoristica.

Foto fornite dal Comune di Faenza

 


Redazione Diogene

martedì 8 aprile 2025

ARGOMENTI:     faenza minardi