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Le tre domande a Gianfranco Brunelli

Le tre domande a Gianfranco Brunelli

Dedicata a Dante Alighieri nel 700° anniversario della morte del Sommo Poeta, la mostra “Dante. La visione dell’arte”, è allestita fino all’11 luglio 2021 ai Musei del San Domenico di Forlì. La maximostra, nata da un’idea di Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, e di Gianfranco Brunelli, direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, presenta circa 300 opere che abbracciano un arco di tempo che va dal Duecento al Novecento.

Quali le difficoltà incontrate a causa della pandemia, ma che non hanno alterato la qualità della mostra?

 

Le difficoltà sono state enormi. La pandemia e le necessarie restrizioni dovute all’emergenza sanitaria hanno reso difficili i contatti, le relazioni e il lavoro a livello nazionale e internazionale. Per non parlare dei trasporti delle opere d’arte, delle assicurazioni, degli accompagnatori e degli allestimenti. Le chiusure e i continui spostamenti di date hanno reso pressoché impossibile ogni programmazione e comunicazione. Anche per questo, la mostra rappresenta non solo una sfida, ma una promessa di speranza. Il centenario dantesco come simbolo di riscatto e di rinascita culturale e del nostro paese.

 

Che cosa vuol comunicare la mostra “Dante. La visione dell’arte”?

 

La mostra illustra il rapporto tra Dante e l’arte. Da quella del suo tempo, alla quale lui stesso si è ispirato e che ha arricchito il suo linguaggio figurativo, all’arte che da Dante ha preso significato. Dal Duecento al Novecento, la mostra presenta capolavori di Cimabue, Giotto, Lorenzetti, Beato Angelico, Luca Signorelli, Michelangelo, Lorenzo Lotto, Tintoretto, Guido Reni, fino ad arrivare a Canova, Previati, Sartorio, Casorati e Picasso. Gli artisti presenti in mostra hanno inteso, con i loro capolavori, rendere in immagini la potenza visionaria di Dante, in particolare della Divina Commedia, o hanno trattato tematiche simili a quelle dantesche, oppure hanno tratto da lui episodi o personaggi singoli, sganciandoli dall’intera vicenda e facendoli vivere in sé. Ci si chiederà: perché Dante a Forlì? La scelta di Forlì come scenario dell’esposizione vuol essere anche la valorizzazione di un luogo e di un territorio che storicamente ha anche avuto un importante rapporto con Dante. Anche Forlì è “città dantesca”. Qui, infatti, nel 1302 Dante trovò rifugio presso gli Ordelaffi.

 

 Quali le tappe fondamentali di questo viaggio nell’arte?

 

L’esposizione parte da alcune preziose testimonianze sul tema del Giudizio Universale come quelle di Giotto, Lorenzetti, Beato Angelico, Beccafumi, Michelangelo per ammirare poi le prime edizioni della Commedia e alcuni dei più importanti Codici miniati del XIV e XV secolo. Divisa in 18 sezioni, la mostra affronta poi vari temi a partire dalla ritrattistica sul poeta (con opere di Andrea del Castagno, Cristofano dell’Altissimo, Vasari). Seguirà poi il rapporto fra Dante e l’antico, il capitolo dedicato al sogno di Beatrice. L’Ottocento ha dedicato grande attenzione alla rappresentazione dei più noti personaggi del poema (Paolo e Francesca, Ugolino, Pia de’ Tolomei, Matelda), fino al Novecento in cui Dante e il suo mondo diverranno simbolo delle inquietudini dell’uomo contemporaneo. Dopo aver raccontato le tre Cantiche della Commedia, il percorso della mostra si conclude coi capolavori ispirati al XXXIII canto del Paradiso dedicato alla Vergine.

 


Rosanna Ricci

lunedì 10 maggio 2021