Tre domande a Roberto Malaguti
Per l’Avis comunale di Forlì è tempo di novità: una sede ristrutturata, appena restituita alla città, e un nuovo consiglio direttivo che ha preso le redini dell’associazione per il prossimo mandato quadriennale. L’organizzazione guarda al futuro puntando alla sua stella polare: proselitismo e aumento del numero di donatori di sangue e plasma. Come la nuova dirigenza declinerà quest’impegno lo spiega il neo-eletto presidente Roberto Malaguti.
Cosa ha significato per l’Avis il rinnovo della “Casa del Donatore”?
È stato un progetto enorme dal punto di vista finanziario e di gestione del cantiere, ma era un’operazione necessaria che ha contribuito a rinnovare l’immagine dell’associazione. La prima parola chiave della vision del nuovo consiglio direttivo è “cultura”: vogliamo che l’Avis sia presente nei luoghi dove si parla della città, di solidarietà e di dono. Sarebbe bello che la stessa Casa del Donatore, dotata di una sala riunioni multimediale, fosse un luogo vivo e partecipato, ma anche un polo di attrazione turistica per la sua storia e le opere d’arte contenute al suo interno.
Quali altri obiettivi verranno perseguiti nel mandato appena iniziato?
Partendo sempre dallo statuto dell’associazione, il cui fine è fare proselitismo, un altro punto sul quale lavorare sono i “giovani”: è difficile trattenere gli under 35 attorno alla donazione. Il nostro obiettivo è rendere il dono accattivante, con iniziative che avvicinino le nuove generazioni. Un’idea già in cantiere è il rinnovato appuntamento con “Gocce di Musica”, un concorso rivolto alle band giovanili che si terrà il 29 agosto in memoria dell’infermiere dell’Avis Maurizio Lentis, scomparso prematuramente lo scorso gennaio. Ultima parola d’ordine per questo mandato è “salute”: il Centro Trasfusionale rappresenta un’opportunità sia per proporre stage ai giovani medici o ai laureandi in fase di stesura della tesi, sia per instaurare un legame di collaborazione con la facoltà di Medicina del Campus forlivese.
Qual è la situazione rispetto al numero di donatori?
Nonostante il covid, nel 2020 le donazioni sono cresciute di qualche punto percentuale rispetto al 2019: questo dimostra l’eccezionale risposta dei donatori. I primi cinque mesi del 2021 hanno conosciuto un incremento prodigioso rispetto allo stesso periodo del 2020, con l’aumento dell’8,90% di sacche. Resta il problema della raccolta di plasma, un versante su cui Forlì non ha ancora raggiunto l’autosufficienza. In generale, in città e nel comprensorio, sul totale della popolazione attiva c’è il 33% circa di donatori, una percentuale che miriamo ad aumentare rendendo l’associazione più attrattiva. Un compito, questo, di cui si fa carico il primo ufficio di presidenza composto da persone non in pensione: siamo motivati ad ottimizzare il tempo per far crescere l’Avis e mantenere in salute l’associazione e i suoi 13 dipendenti. Sono donatore dal 1994, poi sono stato impegnato nel Consiglio provinciale dell’Avis e, dal 2013 per due mandati, sono stato eletto vicepresidente vicario dell’Avis comunale: il principio di solidarietà e la necessità di mantenere l’associazione ai livelli di eccellenza raggiunti è quello che mi motiva ancora oggi.
Laura Bertozzi
lunedì 21 giugno 2021