Vale a Misano
1- 2-3 luglio
L’annuncio dato dal Misano World Circuit il 13 gennaio 2022, ha fatto sì che la figura di Valentino Rossi, mutasse per sempre la propria natura agonistica, con l’avvenuto e definitivo passaggio del centauro pesarese dalle due alle quattro ruote all’inizio di quest’anno solare.
Il ritiro dalla MotoGp dopo 20 campionati, cui aggiungere altre 6 stagioni con le due tempi. 26 anni con soluzione di continuità in groppa al cavallo d’acciaio per 9 titoli mondiali, identificando in lui l’esempio di un moderno mito italiano nel mondo, nonostante l’età anno dopo anno, non abbia fatto sconti nemmeno al Dottore di Tavullia. Eterno Peter Pan con altra tuta. Senza più pelle, divenuta ignifuga per esigenze di sicurezza.
In fondo l’età, come il senso per la sfida, sono cose che per certi esseri umani assumono una veste del tutto opinabile o assolutamente non convenzionale. Fino a sembrare in tutto e per tutto un esclusivo “mind games” per superuomini. Correre. Finché il fisico e la mente lo permettano. Non importa con quale mezzo.
L’importante, è riuscire a mettersi alla prova. Sempre e comunque.
Il Fanatec GT World il campionato prescelto. Il Team WRT la squadra con cui correre. L’Audi R8 LMS Evo II l’auto con cui cimentarsi a tempo pieno. Risultati alterni, in nome di un’intelligente umiltà senza voler per forza emulare istantaneamente la gloria conosciuta da motociclista. Calma e modestia. Virtù classiche da eroe greco. Di chi abbia capito che una nuova avventura in una nuova realtà non sia certezza di vittorie a ripetizione ma (per il momento) di un realistico stato di apprendimento. Nemmeno Rossi può sottrarsi alla legge che sottopone ogni neofita a un necessario periodo di apprendistato. Il bello (o il brutto) della vita.
Nulla più. Solo che... Solo che altre cose dell’umano non ragionano, non si sviluppano coi medesimi canoni esistenziali. Sarebbe bastato guardare le colline semideserte a contorno del Gran premio d’Italia di motociclismo, per rendersi conto di quale cambiamento epocale fosse in atto. La fine di un’era. Il Mugello senza Valentino. Il ritiro del numero 46 dalla MotoGp a suggellare il capolinea di una carriera unica. Quella di un centauro capace d’incantare davanti allo schermo televisivo, tanto la nonna quanto il suo dolce nipotino nello stesso istante. Un numero che si stacca dal cupolino di una moto per finire sulla portiera di un’auto da corsa.
Non c’è Aprila o Ducati che tenga.
Femminili strumenti di velocità, per una causa immutabile nel tempo. Perché Misano è un punto sulla cartina geografica pronto a dipingersi di giallo in ogni momento. Accesi canarini da corsa. Una casa in cui sentirsi accolti, a prescindere dal mezzo con cui si scenda in pista. Piaccia o no la prima volta di Rossi sul circuito di Misano con la sua nuova “compagna” a motore, sarà,(tanto per cambiare) l’evento nell’evento destinato a fa parlare di sé. Quando in casi come questo, un circuito non è solamente una pista in cui potersi confrontare coi propri avversari ma una virtuale proprietà privata del tutto acquisita. Gli amici, il calore, i colleghi. La pista. Te lo vedi il Sic? Coi suoi riccioli d’oro perfetti guardare l’amico e dirgli sorridendo:
“Oh Vale, ma te ca__o fai? Passi alle macchine? Si vede che sei vecchio te…”
Sicuro. Si sarebbero sfottuti a vicenda, per l’eternità. In quel luogo deputato a essere perfetto. Casa loro. L’autodromo di Misano. Stando dentro la famosa “cava”, in cui allenarsi per ore con le loro moto da cross, sparandosi in faccia terra e sassi a colpi di gas. Una casa dove i colori della gente sugli spalti sono decisi da tempo. A sovrastare tutti gli altri da invadenti padroni del luogo.
Non credo si commetta peccato pensarlo. Vale alla guida, Marco al suo fianco.
Foto Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
lunedì 20 giugno 2022