Carpinello: un ''calcio'' ai luoghi comuni
Raffreddato. Certo. Ma non vinto.
Luca Canetto, responsabile del settore giovanile del Carpinello Forlì 1919, nonché allenatore degli U12, patentato UEFA C, è una sorta di tuttofare. Molto probabilmente anche dell’anima di un giovane calciatore in erba.
Affiliati al Forlì?
“Premesso che la nostra società non ha alcun genere di affiliazione, molti dei nostri piccoli giocatori, finiscono effettivamente per giocare nei “Galletti”. L’anno scorso sono stati 8, tra i quali mio figlio che adesso gioca nell’U15 del Forlì. Siamo una piccola realtà. Ma estremamente vitale.
Prima squadra?
“In terza categoria. Milita nel girone A di Ravenna. Il 4 maggio ci giocheremo la promozione in seconda contro lo Junior Cervia”.
Cos’è per voi il calcio?
“Una realtà da costruire, soprattutto per i giovani. Magari facendogli conoscere realtà come Coverciano, facendo allenare 30 dei nostri bambini su campi del Centro tecnico federale, visitando poi il museo, fermandoci a pranzo dove mangiano gli Azzurri. Erano entusiasti, al punto che lunedì a scuola raccontavano alle maestre non tanto di aver giocato su quei campi, ma ciò che avevano visto al museo, come le vecchie maglie di lana. 84 ragazzi divisi in due gruppi. Può immaginare l’entusiasmo anche nostro. È stato davvero esaltante.
Un senso civico insospettabile, per gli attuali canoni calcistici.
Tenga presente che un giocatore su 30.000 arriva fattivamente al professionismo. Il resto è un sistema di valori che dobbiamo essere in grado di dare noi come società, non solo di calcio.”
Facile a dirsi…
“Ma, vede. Essendo una piccola realtà possiamo curare il bambino sotto ogni aspetto. Attenti ai loro bisogni. Ecco cosa conta per noi. Avere individui migliori domani.”
“Canneto” la ringrazio. Mi ha regalato davvero una bella intervista.
Foto fornita dalla società
Emiliano Tozzi
giovedì 2 maggio 2024