L’imprevedibile Unieuro
Ecco. Dimenticate. Dimenticate le statistiche, i passaggi a vuoto. Dimenticate la programmazione spazio-temporale di una stagione, e per una volta focalizzatevi sul presente, come hanno fatto i 3.300 tifosi caldissimi del PalaGalassi nell’incitare l’Unieuro nella sua folla rincorsa a Rimini. Cinque punti allo scadere del quarto finale, che non raccontato del tutto le mille contraddizioni di una stagione altalenante per Forlì e il suo basket.
Ecco perché val la pena ripetere il concetto, come un precettore di epoca romana.
Repetita iuvant.
Dimenticate le sconfitte e il senso di smarrimento che esse provocano, quando il miglior basket che puoi esprimere è l’imprevedibilità di uno schema d’attacco deciso a diciassette secondi dal termine da coach Martino (dubbi sulla solidità del tecnico molisano? Meglio non averne). Dimenticate la discontinuità di Harper e pensate che in prospettiva Forlì abbia trovato in Perkovic una guardia come Dio comanda, capace di trovare nella linea dei tre punti la sua casa abituale. Chiedere all’ex di turno Pierpaolo Marini, che a un certo punto ha alzato inevitabilmente bandiera bianca, nel cercare di marcare la guardia croata.
Dimenticate la programmazione e quel senso di sconforto che vorrebbe i sogni di gloria dell’Unieuro legati al logaritmo della lunetta. Dimenticate e tenete presente che in campo vanno comunque uomini oltre i numeri anche se gli stessi numeri dicono molto, con tre giocatori in doppia cifra e l’eterno Cinciarini a metterci una pezza quando serve. Quando la rimonta su Rimini sembrava semplicemente una cosa impossibile ma lo svantaggio si riduce fino a un punto con una bomba da tre a meno di due minuti dal termine del terzo quarto. Il coraggio veterano di chi sa che ogni punto nel basket vale. Dimenticate un futuro certo e abbracciate un sogno incerto. Un derby non può spiegare tutto ma molte di quelle cose, quando un cuore batte oltre la retina del canestro. Dimenticate il senso di un’analisi fine a se stessa. Non si tratta di un esame universitario, ma di calpestare un parquet su cui far valere la propria logica (ammesso si chiami così) di gioco. Dimenticate e ripartite.
Un derby non farà certamente primavera, ma forse all’Unieuro Forlì possiamo riconoscere il sesto giocatore occulto di un quintetto ancora alla ricerca della propria identità.
L’imprevedibilità. Certa e assodata.
Difficile e instabile da maneggiare come nitroglicerina. Si tratta di far diventare il tutto pura dinamite, lasciando che Perkovic e Dawson trovino quell’alchimia esplosiva pronta a far detonare tutto questo.
Dimenticate. Dopo questo derby, l’Unieuro può rinascere da sé stessa. Chiedere a coach Martino.
Ore pasti e non.
Zona PalaGalassi.
Foto Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
giovedì 23 gennaio 2025