Giordano Biserni : si vive una volta sola
Intervista al Presidente Asaps, Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale.
Cosa sono il rigore e l’attenzione.
Armi potentissime in mano al pensiero umano. Oppure no. Solo un grandissimo ostacolo alla propria libertà personale e a quella altrui. Parlando con Giordano Biserni di sicurezza stradale, traspare da sempre quanto di buono la Romagna sappia mettere in campo con innato pragmatismo, citando dati e fatti con meticolosa precisione, per una vita dedicata al prossimo, prima indossando la divisa della Polizia Stradale, poi da presidente dell’ASAPS. L’Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale. Un impegno continuo, senza mai risparmiarsi in nome del bene comune.
Dott. Biserni, come sta oggi la Stradale nella sua missione di arbitro super partes? Immagino che sugli aspetti di circolazione stradale abbia ancora un gran da fare…
“Ero comandante della Squadra della Polizia Giudiziaria nella Stradale di Forlì. Ogni tanto ero in servizio anche il fine settimana. Numerose volte è capitato di dover bussare alla porta di casa delle famiglie, per avvisarle del destino toccato ai loro figli. Era ancora epoca di “nomadismo”, quando tanti venivano in Riviera da Parma, Piacenza, Bologna per andare in discoteca. Stesse modalità nella riviera Veneta e la zona del Lago di Garda. Devo dire che in questi ultimi 30 anni molto di tutto ciò è profondamente cambiato. Pensi che nel 2001, nelle due notti che ancora oggi chiamiamo “le 16 ore maledette” (dalle 22.00 del venerdì alle 6.00 del sabato, lo stesso il giorno successivo) si contavano ancora 917 morti. Nel 2019 erano meno di 300. Sempre tante, ma molto si è fatto per raggiungere questo tipo di risultato. “Meglio che torni a casa un figlio senza patente, che una patente senza figlio.” Per tanto tempo è stato questo lo slogan della nostra campagna. Uno dei tormentoni più efficaci di sempre, da quando nel ’91 cominciai questo percorso con 16 colleghi della Polizia stradale della Romagna, conquistando prima internamente la fiducia degli altri nostri colleghi, nonostante si appartenesse a realtà sindacali anche radicalmente diverse, il che non era di per sé una cosa né facile né tantomeno scontata. Fatto fronte comune all’interno della Stradale riuscimmo a instaurare un ottimo rapporto di collaborazione anche con le varie forze di Polizia Locale, che ci hanno seguito fin da subito con molta attenzione. Nel tempo, il più grande patrimonio di cui siamo entrati in possesso come associazione è stata la nostra credibilità, creando 20 osservatori che monitorano il nostro territorio a livello nazionale costantemente: pirateria stradale, contromano, incidenti ai pedoni, solo per citare alcune casistiche.
Il tema sicurezza stradale, dopo Covid e guerra in atto in Ucraina è sparito dall’agenda politica del nostro Paese?
“Paradossalmente, forniamo informazioni alle istituzioni ma non sempre riceviamo altrettanta attenzione. Le faccio un esempio. Nel rilevare gli incidenti del fine settimana, il Ministero dell’Interno riporta solo i dati registrati della Stradale e dai Carabinieri. A questi, noi aggiungiamo i dati delle forze di Polizia Locale. Cosa succede di conseguenza? Che esiste un’ampia forbice tra i dati ufficiali e quelli forniti dall’ASAPS che raccoglie anche i rilievi delle Polizie Locali.
Gli incidenti rimangono tanti e i motivi sono ampiamente noti a iniziare dall’uso alla guida del cellulare. Ma almeno oggi, gli indicatori di direzione abbiamo ripreso a usarli, oppure il luogo comune di “Italiani popolo distratto alla guida” rimane un insradicabile luogo comune ?
“Risposta secca. No. In tantissimi continuano a non usarli. Tale dispositivo è fondamentale per evitare quel tipo d’incidente che tante volte vede coinvolti auto e motocicletta, con esiti catastrofici. Gli incidenti gravi o mortali che vedono coinvolti un motociclista rilevano una vettura che svolta a sinistra, oppure con la moto che proviene da dietro o frontalmente. Se l’automobilista non usa il dispositivo di direzione, questa situazione diventa per il motociclista una trappola certa, con esiti molto spesso tragici. Troppi elementi coincidenti portano l’automobilista alla guida a distrarsi, soprattutto la messaggistica telefonica, per sapere magari dove andare per l’apericena. Dall’alto della mia vecchiaia trasecolo nel vedere una persona al volante con il telefono in una mano e nell’altra avere una sigaretta. Quasi la guida fosse un elemento per così dire residuale. Su questo aspetto servirebbero sanzioni più severe, con sospensione della patente fin dalla prima violazione. Il mancato utilizzo degli indicatori rimane un problema difficile da risolvere, anche perché parliamoci chiaro: nessuno lo sanziona.
Riguardo agli elementi di sicurezza passiva, cinture di sicurezza e seggiolini in primis, è cambiato qualcosa? Mi risulta che tanti ancora oggi non allaccino le cinture sedendo nel vano posteriore di una autovettura, dimenticando in alcuni casi il seggiolino in cui alloggiare il proprio figlio durante il viaggio in auto…
“Siamo arrivati a un discreto livello di utilizzo per le cinture anteriori anche in autostrada. In altre regioni (al Sud, bisogna avere il coraggio di dirlo) vengono usate poco. Sulle cinture posteriori c’è ancora gente che ci scrive chiedendoci: “Ma sono obbligatorie?” Sì, dal 1989. Un bel po’di tempo. Se alcune persone vedessero ciò di cui siano testimoni gli agenti della Polizia Stradale dopo uno schianto in cui i passeggeri sono volati fuori dal lunotto posteriore con tanto di documentazione fotografica, non avrebbero più alcun tipo di dubbio. Glielo garantisco.
Negli ultimi anni, tra biciclette e monopattini abbiamo assistito a un’esplosione esponenziale di entrambi questi mezzi di trasporto. Che fare al riguardo, specie pensando a quest’ultimo?
“Il monopattino è un veicolo a tutti gli effetti. Al legislatore va riconosciuto il merito di aver sudato le proverbiali sette camicie in materia, onde regolamentare l’utilizzo di questo mezzo di trasporto insieme alle biciclette. C’è un nuovo regolamento entrato in vigore il 30 settembre, insieme ad altre norme dal primo gennaio ’24 per i veicoli già circolanti: obbligo indicatori di direzione e sistemi frenanti distinti per le due ruote. Il monopattino non va criminalizzato in quanto tale. A tale proposito il nostro osservatorio registra un’incidenza d’incidenti mortali che vedono coinvolto questo tipo di mezzo piuttosto bassa(21 vittime negli ultimi 2 anni), anche se il tutto va rapportato a un parco circolante ancora ridotto, soprattutto rispetto a un numero di veicoli a pedale decisamente molto più alto, con un’incidenza di casi decisamente maggiore,nell’ordine delle 250-260 vittime annue tra i ciclisti. La guida del monopattino richiede a mio parere due tipi di equilibrio. Innanzitutto mentale e poi fisico, il quale non appartiene a tutti. Basta una piccola buca per perdere definitivamente il controllo del mezzo. Una bici la si può anche guidare con un mano sola purché l’altra sia libera. Col monopattino no. Se non a scapito di quel fondamentale equilibrio che le ho illustrato prima. Poi l’altro problema è stato anche qui la totale assenza di controlli. Fin da subito si è pensato al solo lato ludico della cosa, ma per strada è un veicolo a tutti gli effetti. In conclusione una percezione del tutto errata. Sia del veicolo in oggetto, che della situazione presa in esame.
Dott. Biserni, a conclusione di questa nostra chiacchierata mi permetta una battuta. Nel tempo è riuscito a riconciliarsi con Vasco sull’uso degli alcolici, oppure come cantava Jovanotti in giovane età, ancora adesso, lei non ci casca?
“Fui coperto d’insulti dai suoi fan, nonostante sia uno dei miei cantanti preferiti, s’immagini. Amo delle sue canzoni che mi emozionano ancora oggi come se le stessi ascoltando per la prima volta. Ma in quella circostanza ci fu una specie di “celebrazione dell’alcol“ per cui rimanemmo alquanto sbigottiti. Capisco che un artista nella sua posizione interpreti (se vuole) il ruolo del cantante rock, ma vede, io sono il “cantante rock” della sicurezza stradale. Siamo entrambi sulla settantina. La mia ammirazione artistica per Vasco Rossi non è stata certo scalfita dagli eventi di quel giorno, ma nemmeno le mie convinzioni nel rispettare le regole e il divieto assoluto di mettersi alla guida in stato di ebbrezza. Al riguardo non possono esistere margini di tolleranza. Né per il cantante rock e tantomeno per i calciatori, i quali di fondo rimangono quegli esempi attrattivi per le giovani generazioni molto più di Biserni, che passa sempre per essere un rompiballe e basta.”
L’autorevolezza di Biserni in materia di sicurezza stradale è un valore prezioso. Il frutto di un profondo senso civico, sempre più raro da poter incontrare e apprezzare.
Per me che scrivo nel cuore della Motor Valley, è una qualità che non posso assolutamente dimenticare.
Si vive una volta sola.
Tanto in pista, quanto sulle pubbliche strade.
Come Giordano racconta ogni giorno con la propria realtà, in assoluta trasparenza.
Per la sicurezza di tutti noi.
Emiliano Tozzi
lunedì 17 ottobre 2022