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ASAPS: il punto della situazione

Sulle strade sta riemergendo una sinistrosità veramente preoccupante

ASAPS: il punto della situazione

Il ritorno alla normalità nella vita quotidiana passa anche attraverso il riappropriarsi delle proprie abitudini. Cose messe a dura prova da due anni di pandemia, che avevamo finito se non per dimenticare almeno per vivere non con la medesima attenzione e rilevanza. Tra queste (strano a dirsi, ma forse, neanche tanto) la sicurezza stradale sembra aver subito una preoccupante battuta di arresto nel suo virtuoso percorso, quale bene comune e collettivo dell’intera comunità. Come fa notare il presidente di ASAPS Giordano Biserni in questa intervista rilasciata al nostro giornale.

-Allora Biserni come andiamo? La sua rimane sempre una delle voci più attendibili, autorevoli e attente a livello nazionale, in termini di sicurezza stradale-.

“Stiamo facendo tutto il possibile per segnalare le criticità di una situazione che vede (purtroppo) un nuovo aumento dei sinistri sulle nostre strade rispetto al 2021, che specie nei primi tre mesi risentiva ancora di una minore circolazione di mezzi, per via della pandemia causata dal Covid. Già solamente l’anno successivo abbiamo malauguratamente registrato dati in controtendenza, con picchi nell’ordine dei 40-45 decessi in certi fine settimana di luglio e ottobre. Ovviamente non un bel segnale. Punte incredibili che ci portano a considerare col nostro sistema di monitoraggio una media quotidiana di 12 eventi luttuosi registrati, rispetto agli 8 riportati come media nazionale. Bisogna trovare nuove risposte a questa situazione di difficoltà e pericolo, attualmente espresso dalla nostra rete viaria. Ciò che la nostra associazione da sempre cerca di fare attraverso i suoi referenti sul territorio. A tal proposito ci siamo chiesti su cosa (e come) potessimo intervenire nell’immediato per evidenziare lo stato critico di sicurezza attuale del nostro sistema di viabilità. Nel dare ai cittadini la corretta cognizione di quale sia in questo momento la situazione in essere, abbiamo iniziato a compiere su mappa una precisa geolocalizzazione dei sinistri avvenuti, anche in base alla diversa tipologia d’incidenti riportati. Mi creda se le dico che nel complesso se ne ricava un quadro davvero preoccupante. Solo alla voce “pedoni” per la città di Roma emergono dati semplicemente allarmanti. Oserei dire inquietanti. Un dato per tutti veramente inquietante. In Italia dal 1° gennaio di quest’anno al 12 marzo sono già morti sulle strade 100 pedoni! Che se ne è accorto? Solo ASAPS che denuncia questa situazione sempre con puntuale fermezza.

-Suppongo ne abbiate ricavato un quadro assai chiaro, nella sua gravità-.

 

“Speriamo che anche le istituzioni compiano quei passi necessari a far sì che questa situazione rientri in una condizione di “doverosa normalità”, applicando con serietà e costanza quel necessario sistema di controllo e verifica della sicurezza sulle nostre strade, che non può assolutamente mancare. Già questo inizio di 2023 non è partito sotto i miglior auspici. Nella speranza che la politica in prima persona dia quelle risposte che ancora mancano da tanto, troppo tempo.”

-Per il resto? -

“Il resto riguarda le cose legate al territorio, come la riduzione degli organici della Polizia Stradale per un’età media degli agenti in servizio attivo (anche a livello di alcuni corpi di Polizia Locale) che supera i 50 anni. Capisce anche lei, che garantire i necessari livelli di sicurezza stradale sia un compito sempre più arduo con queste premesse iniziali. I frutti di una semina dalle scelte decisamente poco produttive in questi termini, di almeno qualche anno fa. Se adesso girasse di notte anche solo sulle stradi provinciali del nostro entroterra, quante pattuglie incontrerebbe lungo il suo cammino? Temo molto poche. Bisognerebbe tornare a una politica della comunicazione efficace, come fu a inizio millennio, quando c’era molta più attenzione in materia di sicurezza stradale anche tra le diverse parti della nostra società. Compresa una scuola pubblica che rilasciava ai nostri ragazzi il patentino per i ciclomotori. La patente a punti. La legge sull’omicidio stradale. Tutte cose che hanno portato a ottenere risultati di un certo rilievo. Ora viviamo una condizione di stallo, da cui sembra davvero difficile uscire, se non attuando interventi mirati e indispensabili. Qualcosa si è mosso, specie dopo la morte di Francesco Valdiserri, figlio di due noti giornalisti del “Corriere della Sera,” tanto che il presidente Mattarella lanciò un allarme sulla sinistrosità che coinvolge i giovani nel suo discorso di fine anno al paese. Forse qualcosa sta davvero cambiando, o almeno, è quello che ci auguriamo.”

-Ne emerge comunque una “cosa pubblica” in evidente affanno…-

“In effetti, se in Italia considera scuola, sanità e sicurezza stradale, sono tre voci che vivono condizioni molto simili”.

-Oppure che si trovano in una condizione di “non luogo a procedere”. Come successo nel caso del ciclista veneto Rebellin-.

“All’inizio di questa luttuosa vicenda, dissi subito che primo: non ci avrebbero mai estradato questo camionista tedesco. Secondo: se anche fosse stato giudicato in Italia, si sarebbe giunti a una condanna del tutto inadeguata all’accaduto. Per il semplice motivo che non è stato possibile disporre nessun accertamento su un possibile stato di alterazione del conducente alla guida, derivato da un ipotetico abuso di sostanze stupefacenti e alcooliche. Non rispondendo della forma aggravata di omicidio stradale che prevede una pena da 8 a 12 anni di reclusione e nemmeno di altre forme che prevedano pene detentive che vadano da cinque a dieci anni, c’era poco altro in termini penali che potesse venire attuato. In questo caso per il reato di omicidio colposo, il conducente è chiamato a rispondere solamente della forma semplice, rispetto alla reale gravità dell’accaduto. Al massimo gli si può contestare nel caso specifico l’aggravante dell’omissione di soccorso. Ecco perché ribadisco come sia fondamentale l’attuazione dei necessari strumenti di controllo a nostra disposizione.”

-Come per Scarponi qualche anno fa? -

“Almeno in quel caso l’autista alla guida si fermò immediatamente. Ma il vero problema è che noi stiamo viaggiando sulle nostre strade in condizioni di autentico pericolo. Pensi solo a quelli che io chiamo i “furgoni bianchi” in autostrada. Sono pericolosi, viaggiano spesso a velocità elevate, costretti anche dai tempi delle consegne, come lo sono tutti quei conducenti costantemente con l’occhio puntato sullo smartphone e non sulla strada, per sapere magari dove andare a fare l’apericena in quel momento. Cose strarisapute da tutti”.

-A proposito di casistica riportato sul vostro portale. Colpisce l’incidenza dei sinistri determinati dalla fauna e animali in genere-.

“Con gli animali poco si può fare. Certo che alla vista delle strade (sempre di Roma) invase dai cinghiali non è che si possa stare troppo tranquilli. Come giustamente riportava, sul nostro portale abbiamo attuato una geolocalizzazione specifica anche per questo tipo di sinistro. Solo nell’ultimo anno abbiamo registrato 179 incidenti gravi. Consideri che sono stati riportati solamente quei sinistri che hanno determinato lesioni e ferite alle persone, 227, oltre purtroppo ai decessi che sono stati 16. Al solito l’attenzione dovrebbe essere il primo deterrente per disinnescare il tutto. Servirebbe certamente a evitare qualche episodio comunque doloroso in più. A prescindere dal contesto che racconta un momento contingente realmente difficile per la sicurezza in generale sulle nostre strade”.

-Grazie Presidente-.

“Grazie a lei”.


Emiliano Tozzi

giovedì 23 marzo 2023

ARGOMENTI:     asaps sicurezza stradale