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Fabio e un sogno chiamato Daytona

Fabio e un sogno chiamato Daytona

Daytona.

Un nome e un luogo geografico, capace di avere nella storia delle corse Ferrari un peso specifico di tutto riguardo.

Elevato.

Elevatissimo.

Daytona.

Un successo il cui racconto andrebbe tramandato in perpetuo alle future generazioni. La sintesi perfetta del credo Ferrari nella sua espressione mobile per vettura. Tutto ciò che porta il nome del celebre catino della Florida accompagnato dal Cavallino Rampante, assume inevitabilmente un connotato onirico al limite dell’umana mistica.

La vittoria più importante. Quel 6 febbraio del 1967. Tre Ferrari, una 330P3/4 una 330 P4 e una 412 P tagliano nello stesso momento il traguardo della 24 Ore di Daytona simbolicamente in parata. Non è solo il senso di una vittoria ma quell’attesa rivincita di un muscolare confronto con le vetture di Henry Ford al limite della sopravvivenza aziendale. Dopo l’ultima Le Mans, un’ulteriore sconfitta a casa degli americani sarebbe stata intollerabile.

E non solo per mere ragioni sportive.

I sogni costano. E Ferrari con le sue brucianti passioni agonistiche non faceva certo difetto a questo universale teorema esistenziale. La Ford col suo prorompente potere economico avrebbe potuto schiacciare l’azienda di Enzo in ogni momento.

Non vi riuscì.

In nome di una capacità del Drake ignota al board di Detroit.

Sognare. Ciò che d’impossibile aveva tutto. Compreso vincere con un motore quattro litri, quando sulle GT 40 della Ford venivano montati dei settemila dalla coppia spaventosa.

Cose impossibili per essere vere, e continuare a essere impunemente narrate.

Alle Finali Mondiali Ferrari, le tre biposto del Cavallino accompagnano la neonata Daytona Sp3 nel suo primo giro in circuito. Un battesimo della pista con tutti i crismi del caso. Una P3/4, una P4 e una 412P alle sue spalle e la nuova nata davanti. Fiore ferrarista di un occhiello senza tempo.

“Ma come fanno a essere così belle?”

La domanda di Fabio che nei suoi scatti le ha immortalate è del tutto legittima.

È vero.

Fabio ha ragione.

Come fanno a trasmettere naturalmente tutta quella bellezza.

Caro Fabio, credo non vi sia altra risposta e che si tratti a tutti gli effetti di un sogno.

Un sogno vero, a occhi aperti.

Chiamato Daytona.

Foto Fabio Casadei


Emiliano Tozzi

giovedì 2 dicembre 2021

ARGOMENTI:     automobilismo sinfonia motore