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Gaspari

Enrico, che romagnolo!

Gaspari

Enrico Gaspari da Castrocaro non è semplicemente un romagnolo che corre alla Dakar.

Se volete la sua (e nostra) “razza” è ancora più peculiare. Un “romagnolo da esportazione”. Uno di quelli che porterebbe ed esporterebbe ottimismo tanto in una deserta e ghiacciata landa siberiana, quanto nel bel mezzo del deserto, come in fondo gli è capitato di vivere nella tappa marathon di Shubaytah, rimanendo a secco a due chilometri dal bivacco di arrivo. Due chilometri che costano oltre tre ore di ritardo in classifica generale. Eppure, al telefono Enrico non dà alcun segno di cedimento morale, regalandomi una fragorosa risata.

“Siamo rimasti a bere come oche in mezzo all’acqua…”

Un ossimoro in termini, trovandosi Enrico in mezzo al deserto saudita. Tre ore finché non li raggiunge la vettura gemella della squadra TH-Trucks per cui Gaspari corre. Gli regala quei 5 litri di benzina che servono per raggiungere il traguardo e ricominciare. Dove il sogno di raggiungere il traguardo finale di Yanbu resta per tutti il miraggio da concretizzare.

Ma un romagnolo da esportazione appunto, non può fermarsi alle prime difficoltà, al seme anarchico della sconfitta che alberga nell’animo dei mediocri. Tra foto e filmati (Enrico per sua stessa ammissione è un fotografo mancato), intendi cosa i suoi occhi vedano. Cosa le sue orecchie sentano. Vive, percepisce ogni cosa della sua vita ancora più unica e viva. Enrico Gaspari da Castrocaro. Pezzi dissaldati che saltano, cinghie che si rompono, elettroventole che esplodono, posizioni in classifica che si perdono. Non importa. Il romagnolo d’esportazione non fa una piega.

Eufemisticamente “scanchera”, come un comune Peppone col suo trattore sovietico, ma poi le cose sistema e infine riparte. Capisce che la vera vittoria è esserci, nonostante Saturno contro e un oceano di avversità. E poi, come Enrico, recuperare in classifica 60 posizioni in un solo giorno.

Come disse Archimede: “Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo.” Più o meno lo stesso pensiero di Gaspari.

“Datemi una duna da raggiungere e la supererò. A tutta velocità.”

Senza mai dimenticarsi che oltre al suo fidato meccanico argentino Jaton Facundo, in un angolo del suo animo, l’amico Marco Carrara continua a correre con lui sotto al volante. In un adesivo che Enrico tocca, prima di cominciare ogni tappa, in quel solo cammino chiamato amicizia.

Perché la bellezza di un viaggio, dipende sempre con chi  lo porti a termine.

Datemi una duna da raggiungere. E poi fermarsi. Anche solo un attimo. E come soltanto un romagnolo potrebbe dire alla Sic, guardandosi attorno, respirare ed esclamare. Diobò che bello.

Proprio così Enrico. Che romagnolo.

Foto fornite dal pilota


Emiliano Tozzi

giovedì 25 gennaio 2024

ARGOMENTI:     dakar gaspari