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Leclerc è ora

Leclerc è ora

La nuda cronaca è un’impietosa cartolina che non lascia spazio a libere interpretazioni.

Dalle stelle alle stalle, nel breve volgere di due settimane. Chissà quanti si tatuerebbero nel braccio le parole di Vanzini, com’è stato per il Gran Premio di Monaco, nell’abbracciare un sentimento popolare che ha reso la propria pelle, l’ipotetica tela bianca su cui esprimere la propria fede di appartenenza.  “Un bagno di umiltà”. Da sommesso commentatore in disarmo. Un commento certamente meno popolare e non sicuramente così foriero di pennini d’inchiostro da intingere restando seduto sulla poltrona dello studio di un tatuatore qualsiasi.

Così, i dubbi post euforici restano. A rendere tutti quanti catatonici già sabato. “Non capisco perché siamo così lenti”. In perfetta fotocopia col team radio di Seb Vettel, al Gp di Australia di 5 anni fa. L’inizio di una china discendente che avrebbe trovato il suo epilogo ad Abu Dhabi l’anno successivo, in piena era covid. In fondo, nel tentativo (per altro maldestro) di far riallacciare questa F1 a quella eroica di epoche in cui i piloti erano prima di tutto uomini e poi tutto il resto. Oggi invece, sembra essere sempre più presente, un sottile e logorante “gioco della mente”. Un master mind sul filo dei 300 all’ora, dove ogni cosa è ingegnerizzata al punto che la realtà virtuale ha il sopravvento su ciò che è reale. L’energia creatasi a Monaco con la vittoria Ferrari doveva essere (essendo Sainz un pilota per cui trovare reali motivazioni da qui a fine stagione diventa la vera impresa nell’impresa, sempre per rimanere nell’ambito dei giochi mentali) il perfetto effetto fionda nel dichiararsi al mondo, nella propria esplicita totalità sportiva, anche nel far capire a chi verrà ad affiancarlo da sette volte iridato in F1, di avere diritto al proprio posto nel mondo. Senza essere oggetto di possibili timori reverenziali, a scatola chiusa.

Invece.

Invece la reazione è più scomposta del necessario, senza essere necessariamente la prova provata del proprio malessere. Monaco doveva essere la spinta, il punto da cui sollevare il mondo per rintracciare finalmente il sentiero, la propria strada da percorrere a passo spedito e solerte. Invece il Golgota del proprio essere si dimostra ancora una volta più forte di tutto il resto. Tra “non so” e “vorrei”, emotivamente pericolosi e corrosivi.

Forse. Forse anche per Leclerc è giunta l’ora.

Di dichiararsi adulto. Da perduta andragogia da corsa. Certi che Hamilton, nella sua venuta a Maranello non farà sconti di sorta a nessuno, cercando di prendere per sé tutto ciò che potrà ottenere.

Compreso (se così sarà) il “Piccolo Principe”.

Di casa Ferrari.

Foto Fabio Casadei


Emiliano Tozzi

martedì 18 giugno 2024

ARGOMENTI:     automobilismo formula1 sport