La miglior Italia che c’è
Sembra una giostra per Cavalieri e Crociati del deserto.
Invece.
Invece era solo la quarantasettesima edizione del “Rally Dakar”.
E allora la sorpresa rimane tanta. Tanta e insospettabile. Perché insomma, fa un certo effetto vedere Enrico Gaspari da Forlì (appunto…come fosse un Romanello qualunque alla “Disfida di Barletta”) miglior italiano alla Dakar contro il cronometro,con un quinto posto finale nella categoria SSV, finendo per essere anche il miglior risultato del pilota romagnolo tra le dune dell’Arabia Saudita. Quinto alla Dakar e secondo nella classifica mondiale, in attesa di una possibile conferma al prossimo Desert Challenge di Abu Dhabi, prossimamente in programma a fine febbraio, seconda prova del mondiale Rally-Raid.
Manca l’acuto di una vittoria di tappa, da velocista in un grande Giro. Non importa. Se alla terza giornata, durante la crono di 48 ore di Bisha diventi uno zolfanello meccanico e trascini il retrotreno del tuo Polaris in fiamme, nella speranza che la sabbia del deserto possa funzionare da naturale estintore ecologico. Si bruciano cavi, componenti elettronici e già finire la tappa sembra essere la più grande vittoria della propria corsa. Ti fermano, spegni l’incendio, torni al campo con quel minimo di assistenza concessa dal regolamento. “Gaspari on fire” o “Torriente de fuego”,considerando la natura spagnola della squadra per cui gareggia. Sarà proprio qui che comincerà una gara diversa, solida e tutt’altro che prevedibile. Inizia il passo del tuareg dakariano. Colui che rispetta il deserto sopra ogni altra cosa. Così nella tappa successiva e in quella seguente. Sabbia e velocità. Mai nei primissimi, ma come un’ombra silenziosa sempre tra i primi dieci. Dall’epifanico fuoco fatuo il sei gennaio, nessuno più si accorge di Gaspari e il team TH-Trucks. Fino alla tappa finalee l’arrivo di Riad.
Quinto assoluto, in un islamico venerdì di festa.
La miglior Italia che c’è, alla quarantasettesima edizione, del “Rally Dakar”.
Redazione Diogene
sabato 18 gennaio 2025