La nostra preghiera
Quando ti rendi conto, di aver compiuto qualcosa di speciale? Forse, quando la tua unicità trova appiglio nell’imponderabile, per manifestarsi al mondo attraverso fatti concreti, opportunità e i possibili risultati che ne possano derivare. Oppure, quando la dimensione della favola (in questo caso sportiva) denunci apertamente, come qualcosa al di sopra della nostra volontà esista. A farci raggiungere ciò che nella nostra vita vada raggiunto.
Oppure, quando la dimensione della favola (in questo caso sportiva) denunci apertamente, come qualcosa al di sopra della nostra volontà esista. A farci raggiungere ciò che nella nostra vita vada raggiunto. Così, mantieni un segreto, mentre “in Alto” si spostano quelle carte di cui fai parte, con le tue parole e la tua anima. Prima che Gaspari partisse per questa Dakar gli avevo scritto una sorta di “preghiera del pilota”. Anzi. A dirla tutta l’avevo scritta a sua moglie, ma per quel libero arbitrio che contraddistingue le nostre vite, Enrico in cuor suo aveva già deciso.
“Questa viene alla Dakar con me.”
Il 3 gennaio mi arriva una foto prima del via della corsa. Enrico è stato di parola. Ha messo la mia preghiera nella parte interna dello sportello lato guida. Solo in simili frangenti, ti accorgi che correre non è solo una questione di attitudine alla velocità, ma la pura trasformazione di un sentimento oltre la stessa passione. Fidarsi e affidarsi. A qualcuno da semplice essere umano. Che provveda a te nella difficoltà. So per certo che quelle difficoltà, Enrico in questa Dakar le ha vissute tutte. Da redento in un spaventoso incidente che ne aveva compromesso le vertebre qualche anno fa. Eppure è tornato nel deserto, pregando di esserne accolto. Allo stesso modo di sempre. Con le mie parole dentro uno sportello.
E allora, ecco, sospetti. Sospetti che possa davvero esserci qualcosa (o qualcuno) che decida il nostro tempo, in base alla nostra volontà. Tre giorni dopo la partenza, il suo Polaris ha il retrotreno in fiamme. Già nella seconda tappa di Bisha può finire tutto in un mucchio di cenere. Invece. Invece qualcos’altro decide che le fiamme debbano spegnersi e che tu debba dormire dentro una tenda con la temperatura esterna che va abbondantemente sottozero. Rimani senza benzina, rompi freni e cerchioni, dopo che nell’incendio della Befana hai bruciato cablaggi e guarnizioni. E la preghiera sempre lì nello sportello. Non so se rivolta a est verso la Mecca. Ma lì. Recitata ogni giorno prima di partire, ringraziando per essere arrivati tutti interi al traguardo di ogni singola tappa.
Come nasce un quinto posto alla Dakar, da miglior italiano in questa edizione del rally raid più famoso al mondo? Anche così. Da una preghiera, nata tra noi due. Tra chi l’abbia scritta e chi recitata. Pensando, potesse proteggerlo dalle avversità della propria sfida al deserto arabo.
Grazie di tutto questo.
Grazie a te.
Enrico.
Foto fornita dal pilota
Emiliano Tozzi
giovedì 23 gennaio 2025