Vincenzo Sospiri
Beautiful Day
Compleanno .
Il senso della rinascita.
Potremmo definire così la particolare ricorrenza del genetliaco. Ricordare una volta all’anno il giorno in cui si è venuti al mondo consacrandolo dovutamente. Cose che, riaffermando simbolicamente quanto abbia appena detto possano valere indistintamente per ognuno di noi. Per ciascuno, con le proprie personalissime esperienze di vita.
Nemmeno Vincenzo Sospiri da neo cinquantacinquenne, può sottrarsi a questa ineffabile ritualità del tempo che scorre. Ma per questo ex pilota di Forlì ora team manager il senso della parola rinascita ha assunto un significato più profondo. A delineare in primis la sua vita, e poi la sua carriera, votata alla velocità su quattro ruote.
Profondo.
Come ogni cosa apparentemente incompiuta. Quando corre nei kart Schumacher lo cita come l’esempio imbattibile da seguire e sempre lo citerà. Il fratello maggiore che un giorno vorresti sconfiggere. Una rivalità fortissima, senza esclusioni di colpi, dove più spesso di quanto si creda Vincenzo esce vincente da quell’estenuante confronto col futuro èpta campione del mondo in Formula 1. Quel pilota di Forlì tra i kart, un muro impossibile da valicare. Il culmine di questo confronto sportivo avviene nell’88, con entrambi i piloti passati alle monoposto di Formula Ford. A Brands Hatch si disputa il “Formula Ford Festival” l’occasione della vita per un’intera generazione di piloti. 178 vetture iscritte. La finale è per soli 16 concorrenti, Sospiri vince quella corsa, mettendo in riga Hakkinen, Coulthard e Salo. la meglio gioventù di quella generazione al volante. Schumi in quella finale non entra nemmeno. Assiste alla vittoria di Vincenzo dai box. Una referenza in grado sulla carta di aprire porte e portoni come non succede, per quegli arcani e inesplicabili meccanismi del destino in grado di patteggiare per uno e ignorare l’altro. Dietro a Schumacher si mettono la Mercedes e Willi Weber. “Mr. 10%”.
Dietro a Sospiri nessuno.
Rinascere.
Come parola d’ordine nella propria carriera. Per quei tanti compleanni mai celebrati da vincente. Una trafila infinita, tra team manager che gli preferiscono sempre altri colleghi e un aiuto che non arriva mai, nemmeno quando da collaudatore Benetton potrebbe pensare di trovar spazio in griglia nel team anglo trevigiano, abbandonato nel frattempo da Schumi per emigrare in Ferrari da bicampione del mondo.
Non succede. Nemmeno stavolta.
Gli preferiscono Berger e Alesi, anche se all’alba della stagione ’97 il tanto agognato debutto in Formula 1 giunge per mano di Eric Broadley e la sua Lola. Ma la T97/30 non è nemmeno proponibile come monoposto dignitosa nell’essere parte della griglia del Circus. Da debuttante assoluto sul circuito di Melbourne Sospiri ottiene in qualifica il penultimo tempo, a cinque secondi esatti dalla Arrows di Diniz, ultimo qualificato. Fuori tempo massimo. Fuori da quel 107% necessario per prendere parte alla gara australiana.
Ci sarà tempo di rifarsi pensa Vincenzo.
Una nuova occasione. Che mai arriverà.
L’avventura di Sospiri in Formula 1 è terminata prima ancora che cominci. Il main sponsor Master Card ritira la propria sponsorizzazione dalle fiancate delle monoposto del team Lola. La squadra indebitata fino al collo non mette nemmeno piede nel Paddock di Interlagos. Giunto in Brasile Vincenzo apprende la cosa dalla stampa di San Paolo.
Non una telefonata. Nulla. A spiegare quel fallito stato dell’arte. Rinascere rapidamente. Come imperativo necessario.
Prima fila nella 500 Miglia di Indianapolis due mesi più tardi. Conosce poco vettura, ambiente e quel modo di correre a oltre 300 di media sull’ovale dell’Indiana. Poco di tutto ma non di quel piede pesante da mago eccelso. Qualche gara con le monoposto in America ma è già tempo di rinascere un’altra volta con le auto a ruote coperte, insieme all’iconica Ferrari 333SP voluta da “Momo” Moretti. Due campionati Endurance vinti con la “barchetta” del Cavallino e quella chiamata nel ’99 per correre con la Toyota a Le Mans. L’occasione della vita e di quella carriera piena di tanti “no grazie”. Pole al sabato e testa della corsa insieme a Brundle e Collard. Troppo bello per essere vero. E infatti… Il tutto dura solo 90 giri, tempo che una foratura metta definitivamente ko la GT-One dell’equipaggio di Vincenzo a Mulsanne, durante il turno di guida dell’inglese Brundle.
Rinascere. Per quel tempo che giustifichi i propri epifanici compleanni.
Correre per Vincenzo non è stato facile. Non lo è stato mai.
Tutti quei suoi ricordi da corsa ora sono parte delle Lamborghini che prepara col suo team ogni domenica. Si può solo rinascere per l’ennesimo compleanno. Pensando di poter tornare da team manager con la propria squadra a correre un giorno a Le Mans. Per un nuovo giorno, bellissimo.
Beautiful Day.
Emiliano Tozzi
sabato 9 ottobre 2021