Il Costo di Costa
Se la poesia, può lasciar traccia di sé in ricordi lontani, velati di romantica malinconia, la prosa no. In essa non vi è spazio per il sentimento. Solo la nuda e talvolta (come in questo caso) feroce cronaca. Benevolmente, si è portati a ricordare quando i cicli vincenti siano iniziati. In quale momento la china sia stata inesorabilmente risalita, fino a quell’ebbrezza estatica in grado di far dimenticare qualsiasi profondo dolore.
Più difficile è invece riconoscere quando davanti ai nostri occhi, la discesa agli inferi si sia paventata in tutto il suo tetro splendore. In quei suoi ambigui e illusori andirivieni verso una discesa inesorabile.
Incapace ad arrestarsi.
Il Gran Premio di Spagna del 2011 in casa Ferrari assomiglia un po’ a questo. Un seme della discordia, pronto a germogliare coi suoi nefasti frutti. Alonso, partito dalla seconda fila indovina una partenza da antologia diventando in modo del tutto insperato il leader della corsa fino al diciottesimo giro. Un’illusione. La prima di tante. Fino all’arrivo (sportivamente parlando) di un Gran Premio dall’esito deludente, col pilota asturiano quinto al traguardo staccato di un giro dalla Red Bull del vincitore Vettel.
È il 22 di maggio.
Due Giorni prima la Ferrari aveva annunciato il prolungamento del contratto di Alonso fino al termine della stagione 2016. Due giorni dopo la stessa Ferrari annuncia di aver sollevato dall’incarico di direttore tecnico in seno al reparto corse l’ing. Aldo Costa. Alonso interromperà quel suo rapporto di lavoro col Cavallino prematuramente, con due stagioni di anticipo. Alla fine di settembre di quello stesso anno, l’ing. Costa si accaserà in Mercedes dopo appena quattro mesi di gardening, dando il là entro un triennio a quel ciclo vincente della casa di Stoccarda nel Circus interrotto rocambolescamente dalla Red Bull al termine di quest’ultima stagione.
L’ing. parmigiano è da tempo tornato a casa qualche valle più nord in quel di Varano. Alla corte del collega Dallara.
Per Maranello è l’inizio di una lunga discesa agli inferi non ancora definitivamente arrestatasi. L’avvio di una diaspora di risorse umane protrattasi negli anni, fino ai giorni nostri.
Il “costo di Costa.”
E di un domani dal volto ancora piuttosto incerto in casa Ferrari.
All’alba di una nuova era delle monoposto.
Foto Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
venerdì 11 febbraio 2022