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Figli di un Sainz minore

Figli di un Sainz minore

Non c’è verso.

Di farsi accettare per quello che si è. Salvo improvvisamente stupirsi che un giorno possa venire il suo momento o, meglio, che un weekend di gara possa valere una carriera. A prescindere dagli attuali colori ferraristi. Per Carlos Sainz si è trattato di correre in perenne sottrazione Da Verstappen a Leclerc, passando per Lando Norris in McLaren e Nico Hulkenberg in Renault. Meno appeal, meno personaggio, meno glamour (non certo pari a Hamilton e i suoi “inimitabili” outfit).

Meno.

Perché qualcuno è sempre più veloce, anche solo per un briciolo. O forse in un mondo patinato e di corsa come l’attuale Circus, uno che parla poco se non a fatti è uno scomodo interlocutore cui non poter rivolgere domande da apprendista predestinato o magari da autentico pilota, il cui solo obiettivo ogni domenica è cercare di portare a casa il miglior risultato possibile. Da moderno Cipputi dell’abitacolo.

“Sempre la stessa sbobba in 40 anni.”

“Anche tu amore, non sei cambiato.”

Invece Carlos è cambiato eccome, senza attendersi nessun paradiso da classe operaia. Meno veloce di Leclerc, meno aggressivo di Verstappen, meno glamour di Hamilton.

Sempre meno. Ma al sabato la pole è sua. Sorride, mentre Leclerc riflette, nel cercare di placare una folla inferocita, una volta avvistato Verstappen davanti al microfono degli intervistati. Domenica è leader per quattordici giri del Gran Premio d’Italia, prima di abdicare in favore di Max e la sua Red Bull.

Abdicare. Come gli ricorda Perez.

E poi Lelcerc.

“Non congeliamo le posizioni?”

A essere figli di un Sainz minore il mondo non si ferma e con ogni probabilità, nemmeno ti ascolta.

Abbi pazienza Carlos.

Al massimo ci si può solo stupire, per il tuo più grande talento.

Sfatare luoghi comuni. Fino al podio di Monza.

E oltre.

 

Foto Fabio Casadei


Emiliano Tozzi

martedì 5 settembre 2023